AMLETO
Il 3 marzo scorso, quando questa cosa surreale del Coronavirus è cominciata, ho deciso di concentrare il mio lavoro sull’ Amleto. Ho sentito istintivamente che a quarantacinque anni non avrei avuto migliore occasione per capire quali intimi flussi si muovano dentro a quest’opera. I tempi che tutta l’umanità stava per vivere, con la loro tragicità, mi stavano dando la perfetta occasione per indagare, esplorare e comprendere Amleto. Il mio lavoro non è sempre divertente. A volte si tratta di rendere divertente, o meglio, interessante, ciò che è doloroso, ciò che non vorremmo affrontare. Si tratta di andare all’inferno, e uscirne fuori come una freccia scoccata dal profondo, ancora sporca del sangue infernale, ma già con tutta la luminosa potenza dell’idea che ci sia un riscatto dalla sofferenza, e che questo riscatto sia in cielo, nelle luminose profondità dell’universo.
HAMLET
On march 3rd, when this whole surreal thing about Coronavirus was just about to begin, I decided to concentrate my work on Hamlet. I instinctively felt that at the age of 45 I would have never had such an occasion again to really understand what intimate flows move underneath this piece of work. The time that all of the humanity was just about to live through, with the whole of its tragedy, was the perfect chance for me to investigate, and explore, and comprehend Hamlet. My job isn’t always funny. Sometimes it’s about turning what is painful, and what we don’t want to face, into fun, or – better said – turn it into something interesting. It’s about travelling straight to hell itself, and then exiting out of hell like an arrow which has been fired out of the depths, still dipped in blood, but bearing the bright potency of a supreme idea which says “yes, there is liberation from sufferings, and freedom is the sky”. Freedom dwells in the sparkling depths of the universe.
Enrico Petronio