“Alcuni dicono che proprio quando arriva la stagione
in cui si celebra la nascita del nostro Salvatore,
(…) nessuno spirito osi muoversi in giro;
le notti sono salubri; allora, nessun pianeta colpisce;
nessuna fata ha il sopravvento; né strega ha potere per incantare.
Così santo e pieno di Grazia è quel tempo”.
(Amleto, I, 1)
Ho scoperto recentemente che non mi piacciono gli addobbi natalizi in casa: né l’albero di Natale né il Presepe. E non credo c’entri nulla con la mia infanzia. Cioè, per carità, tutto c’entra sempre con la propria infanzia. Le nostre emozioni oggi sono un miscuglio delle nostre emozioni di allora e il nostro carattere innato.
Ci tengo subito a precisare che ciò che scriverò sarà, come sempre, unicamente la mia opinione. Non la verità, bensì la mia verità. Quindi – vi prego – che nessuno si offenda.
È che proprio oggi pensavo che c’è un ché di idolatria nel Presepe. Tutto sommato non mi piace quell’allegoria posticcia della capanna, le statuette, muschio e roba varia. Esteticamente può anche essere molto bello. Ma qual è la sua funzione? Ricordarmi che è Natale e che sta per nascere Gesù Bambino? Scusate ma così è troppo comodo! Sta a me ricordarmelo, e ogni giorno, mica solo dall’ 8 dicembre al 6 gennaio. Anzi, il bello viene dopo. Dopo che abbiamo faticosamente disfatto gli addobbi, è allora che dobbiamo stare attenti e vegliare – “vegliate” (Vangeli) – perché il nostro lato oscuro, quella simpatica bestiolina dentro di noi a cui tanto piace fare del male agli altri e a sé stessa, non prevalga. Bisognerebbe allora che ci ficcassimo in tasca un piccolo Presepe portatile per tutto l’anno, per tutta la vita. Così, non appena metteremmo la mano in tasca, diremmo a noi stessi: “Attento! Non solo a dicembre! Sii buono, fa il bravo, o Babbo Natale non ti porta i doni”.
Se lo chiedete a me, che sto diventano sempre più bacchettone e austero, la Cattedrale va eretta dentro, fra quelle quattro costoluccie in prossimità del cuore, il più esigente degli organi vitali. Palle di Natale, lucine, bue e asinello non ci salveranno dall’essere bastardi e meschini.
Mio padre mi costruiva dei bellissimi Presepi quando ero piccolo. Me li faceva coi giornali, col gesso colato, tutti dipinti e con le statuette di coccio. Non ricordo assolutamente come fosse il prodotto finale. Ma ricordo mio padre chino a terra a colare il gesso sui giornali e sugli stracci. Nella mia cameretta col tavolino basso e verde.
Enrico Petronio