Shakespeare e l’èra dell’Acquario, da Amleto a Mercuzio.

A me piace Shakespeare. E allo stesso modo mi piace l’astrologia. Mi interessano.  Per me espongono entrambi la perfetta e bellissima, caleidoscopica complessità della variopinta natura umana.

I tanti e diversi personaggi shakespeariani, le loro vicende, gli scenari, gli sfondi, tragedia e commedia mischiate assieme, luci e ombre… valgono per me, e mi attraggono, quanto la simbologia mitologica del mondo dello zodiaco con le sue innumerevoli ed intricatissime leggende che provengono appunto dal mito (e con il mito crescono e si sviluppano) e che sono alla base della psicologia umana, eterna, passata, presente e futura, così misteriosamente e giocosamente in equilibrio fra scienza e mistero. Li ho persino messi assieme, Shakespeare e astrologia, nel mio lavoro: nel mio libro Le 12 stelle di Shakespeare spiego come Shakespeare non solo conoscesse molto bene l’astrologia del suo tempo, l’astrologia naturalis, ma come egli se ne sia addirittura servito, probabilmente, per costruire i suoi personaggi più famosi.

Detto questo…

La realtà odierna, quotidiana, io la leggo e me la spiego proprio attraverso di loro, Shakespeare e l’astrologia. E non me ne vergogno.

Tutto questo casino mondiale – per dirla in maniera spiccia – io me lo racconto attraverso ciò che l’astrologia chiama il passaggio dall’èra dei Pesci all’èra dell’Acquario, due diversi scenari per così dire “cosmici” che Shakespeare ha rappresentato grazie a due giganti, due monumenti fra i sui personaggi: Amleto nel mondo dell’Amleto, èra dei Pesci, e Mercuzio nel Romeo e Giulietta, èra dell’Acquario.

Tutti i giorni leggiamo e ci raccontano di un epocale cosmico cambiamento. Sociologi, psichiatri, psicologi, giornalisti, politici… tutti, inconsapevolmente, espongono, denunciano e vivono il cambio di paradigma. E mentre la vecchia guardia (i boomers) si indigna (o nel migliore dei casi si sorprende e rimane spiazzata), la nuova guardia avanza esultante e più temeraria che mai. Ogni giorno vengono abbattuti limiti. Ogni giorno si reclamano nuovi diritti. Ogni giorno si pensa l’impensabile. Ogni giorno ci si ribella contro qualcosa di ormai vecchio e obsoleto. È il nascituro Acquario che scalcia per uscire dal ventre del genitore Pesci. Il piccolo spinge e si fa strada verso la luce, mentre il genitore grida di dolore. È esattamente il mondo dell’Amleto in contrapposizione al mondo del Romeo e Giulietta. È Amleto contro Mercuzio.

Amleto è rispetto dell’autorità paterna, rispetto dell’autorità in generale, rispetto del limite. Mercuzio è assenza di padre, ribellione, disobbedienza all’autorità ed energico abbattimento del limite. Amleto è senso del dovere, Mercuzio è rivendicazione di diritti. Amleto è malinconico pudore, Mercuzio è esibizione totale. Amleto è verità del volto, Mercuzio è maschera artificiale. Amleto è bipolarismo, Mercuzio è possibilismo assoluto. Amleto è umanismo, Mercuzio è scienza.

Se nell’Amleto eroe e anti-eroe vivono nello stesso castello che è casa e prigione per entrambi, e la guerra si combatte dunque in famiglia, nel Romeo e Giulietta invece due famiglie, ben distinte, si incontrano per le strade di tutti i giorni e si combattono. Amleto era solo contro tutti. Amava tutti e odiava tutti allo stesso tempo, perché l’amore e l’odio convivono, e bene e male sono solo categorie del pensiero. Osserva tutti. Accusa e perdona tutti. Gelida condanna e dolcissima pietà si scontrano dentro di lui paralizzandolo. Mercuzio invece va dritto per la sua strada solipsistica mentre attorno a lui i suoi ammiratori lo idolatrano (followers) e i suoi detrattori lo disprezzano (haters). Chi lo ama, lo ama e basta. E chi lo odia, lo odia e basta. Amleto è soliloquio, Mercuzio è monologo. Amleto è critica e autocritica, dialogo. Mercuzio è social. Amleto vede pericoli ovunque, Mercuzio non riconosce il pericolo.

E vorrei concludere con una bella frase di Benvolio, il personaggio più defilato del Romeo e Giulietta, colui che saggiamente misura la Storia senza tuffarcisi dentro a capofitto. Nel giorno in cui scoppierà la fatale lite fra Mercuzio e Tabaldo – gioco che degenera in lite mortale, in cui perirà prima Mercuzio per mano di Tebaldo e poi Tabaldo per mano di Romeo che lo vendica – Benvolio dice: “Questi giorni caldi fanno ribollire il sangue pazzo” (RG, III,1).

Mi sembra la descrizione perfetta per ciò che accade ogni giorno sotto ai nostri occhi. E facciamo attenzione! Perché nella tragedia, chi paga il prezzo maggiore, sono i giovani, che sono incoscienti, che credono di sapere tutto, che non valutano mai i pericoli, le conseguenze, che, spinti soltanto dal seppur naturale spirito di ribellione, si lanciano così, alla cieca, schiavi delle proprie passioni e dei propri capricci, governati solo o da un amore sfrenato e da un odio sfrenato. E giovani possiamo essere tutti! Ahimé, non è meramente una questione anagrafica.

Quindi, prudenza! Che l’adulto in ciascuno di noi faccia l’adulto, parli e si esprima. Che l’adulto dentro di noi “sul calore e sulla fiamma dell’agitazione spruzzi fredda pazienza” (Amleto, III,4)

 

EP

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