Mercuzio, l’èra dell’Acquario e Olivia Benson

Mariska Hargitay alias Olivia Benson, Law and Order SVU

Nel mio precedente articolo confesso di aver esposto solo il peggio dell’èra dell’Acquario, così mirabilmente rappresentata dal Mercuzio shakespeariano nel Romeo e Giulietta.

Ma l’astrologia è un sistema di filtri. La realtà non esiste. O meglio, esiste la verità. Solo che noi, singoli individui, non siamo abbastanza perfetti da coglierla nella sua totalità. Solo Dio può farlo. Perché Dio è la summa di noi tutti. Dio è la luce totale della quale noi, esseri umani, cogliamo solo una tinta, a seconda di come la filtriamo. Anche io sono un filtro dunque. E il racconto dell’èra dell’Acquario attraverso Shakespeare voi lo cogliete da me, da come ve lo espongo io.

La mia natura sagittariana mi porta a nutrire affascinazione e allo stesso tempo diffidenza verso il segno dell’Acquario. È vero che entrambi amiamo la libertà, ma se per l’Acquario la libertà è una cosa del tutto scontata, una ribellione istintiva e viscerale, per il Sagittario, invece, la libertà è tutta da conquistare e comunque sempre difficile, poi, da gestire. Ci vuole anche prudenza. Mentre la mia metà equina galoppa in avanti, la mia metà umana tira le briglie e frena. La disubbidienza insita nell’Acquario reca in sé una fin troppo ottimistica attrazione per qualsiasi forma di progresso o di novità. Per me Sagittario, invece, non è detto che nuovo sia sempre sinonimo di migliore e vecchio sinonimo di peggiore. Il figlio non ha per forza sempre ragione e il padre non ha per forza sempre torto.

Detto questo…

C’è un momento in cui è giusto ribellarsi all’autorità e abbattere i limite. Se si pecca di eccesso di prudenza, a volte anche di viltà, si finisce per tollerare qualsiasi cosa e rimanere immobili. Se fosse per me, forse, saremmo ancora fermi alle pergamene o alle lampade ad olio.

Mettendo per una volta da parte Shakespeare, c’è un personaggio televisivo che incarna al meglio questo buono dell’Acquario, un Acquario giustiziere: Olivia Benson, alias Mariska Hargitay (23 gennaio), in Law and Order – Special Victims Unit.

Da evidenziare subito, però, che già nel titolo compaiono gli antichi principi della Legge e dell’Ordine, direttamente dall’èra dei Pesci. Principi inalienabili, irrinunciabili. Legge e Ordine non vengono negati. E non solo la Legge scritta. Ma anche l’Ordine, l’ordine mentale, esistenziale. Va bene l’Acquario, va bene il possibilismo, va bene l’emancipazione, va bene tutto, ma non può essere il caos totale. Libertà non significa anarchia.

In questa per così dire “più confinata” èra dell’Acquario, libera sì ma “nei limiti”, la severa consapevolezza non è affatto assente. L’ entusiasmo estroverso dell’Acquario viene sorvegliato e tenuto a bada dalla gravità sapiente, anche un po’ malinconica, dei Pesci. Non si procede alla cieca, tanto per soddisfare il proprio capriccio. E conditio sine qua non perché la consapevolezza possa operare saggiamente, e responsabilmente, è che il dolore non venga mai negato. Non si può far finta che non si soffre. Se ci si nasconde dietro alla maschera di una felicità artificiale (i filtri di Instagram), si racconta una menzogna bella e buona, agli altri ma in primo luogo a sé stessi. Il dolore, quello vero, va accettato, riconosciuto, visto, vissuto. Ogni giorno. Questo è il vero coraggio. Da qui si parte.

All’autorità ci si deve ribellare, certo, se l’autorità è malvagia. Dio, o Zeus, o il Superiore  – chiamatelo come vi pare – può anche essere un mostro. E allora, certo,  bisogna combatterlo senza se e senza ma. Dall’èra dei Pesci ci siamo portati dietro anche autorità e limiti oggettivamente sbagliati. Ingiustizie, abusi, violenze inaudite. Se è vero – sempre secondo me –  che è sbagliato quello che sta accadendo oggi, cioè distruggere sistematicamente e minuziosamente la figura paterna, bisogna però anche ammettere che è inconcepibile che, a parità di lavoro, un uomo venga pagato più di una donna. Tanto per fare un esempio.

Olivia Benson – guarda caso – è figlia di uno stupratore, di un mostro, un’autorità paterna maligna che lei giustamente non intende riconoscere dentro di sé e alla quale faticosamente si ribella. Ma la porta pur sempre dentro di sé, dolorosamente. Non se ne dimentica. La usa come trampolino di lancio per combattere a fianco di nuove vittime. Per le nuove vittime.

Ecco il buono dell’èra dell’Acquario. Consapevole del mostro (il padre) che porta dentro di sé, l’Acquario può scegliere di non cedervi, di opporvisi, dentro e fuori. E proprio perché lo conosce. Conoscerlo gli da un vantaggio. Essendo dentro di lui, parte di lui, non ne ha affatto paura. Perché ne coglie l’essenza umana. Riesce a de-idealizzarlo e ciò gli permette di sconfiggerlo. Non si lascia intimidire da questo falso dio. E così salva e cura l’umanità intera. Fugge la bugiarda vanità. È puro servizio, sacrificio. Ma sempre a patto che non neghi la verità della rabbia sincera, che non nasconda gli aspetti più dolorosi della propria esistenza.

Quando viene ucciso, Mercuzio tira fuori la parte più autentica di sé, quella che aveva sempre celato dietro alle sue spettacolari favole. Prossimo alla morte (che è limite oggettivo, innegabile), egli non può non essere finalmente autentico.  Mercuzio odia la morte perché è impossibile tentare di eluderla con una canzone o un balletto. E questo odio per l’inevitabile produce una scarica di verità deflagrante. Mercuzio maledice tutti, Montecchi e Capuleti, democraticamente.

John McEnery (Mercuzio) nel “Romeo e Giulietta” di F. Zefffirelli

MERCUZIO: Peste a tutt’e due / le vostre famiglie! Hanno fatto di me / carne per vermi. Le vostre famiglie! (RG, III,1)

Non se la prende solo coi nemici. Se la prende anche con gli amici. Forse soprattutto con loro, perché idolatrandolo hanno alimentato il suo delirio di onnipotenza. Mercuzio maledice tutti perché sotto sotto maledice il modo in cui egli ha vissuto.  Certo questo accade perché il Romeo e Giulietta è una tragedia. E la tragedia, dai Greci in poi, esige che l’eroe non riconosca apertamente la propria colpa, e dunque non venga perdonato per i propri errori, ma venga piuttosto giustiziato dal Destino nell’attimo in cui la verità lo acceca.

Ma torniamo all’Acquario Olivia Benson. Come ho spiegato, lei porta dentro di sé il padre-mostro. Lei non nega fatica e sacrificio. Faticosamente lotta e ce la fa.

Ah! E poi – scusate! – un’ultima cosa: c’è anche Mozart. Il genio! 27 gennaio. Ecco, sul genio non ho proprio niente da dire. Il genio di per sé non riconosce l’autorità di nessuno tranne che del proprio demone.  Per fortuna. È un genio e basta.

EP

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